Il business delle polizze auto era troppo ghiotto per non essere carpito dalla criminalità organizzata. A metà gennaio un’indagine del pm antimafia Cesare Sirignano ha fatto mettere dietro le sbarre 17 persone aderenti al tragicamente noto clan dei Casalesi.
Complice il prezzo troppo alto delle polizze auto, in molte aree di Napoli l’attività di brokeraggio assicurativo condotto da alcuni affiliati generava un volume di affari pari a 60mila euro al mese.
Tantissimi automobilisti campani si erano messi sulle tracce di quegli assicuratori che vendevano RC Auto a prezzi realmente popolari. Un’attività redditizia, molto, e oggettivamente condotta con estrema perizia. Gli inquirenti hanno avuto enorme difficoltà a constatare la differenza tra i tagliandi contraffatti e quelli “reali”. Solo le intercettazioni telefoniche e quelle ambientali hanno fornito gli elementi per sgominare questa banda. Anche l’eccessivo successo di questi broker ha contribuito alla loro incarcerazione: nell’area interessata dalla loro attività, ossia Casal di Principe, Casapesenna e San Cipriano d’Aversa, nessun altro assicuratore riusciva a fare affari dopo l’ingresso dei Casalesi. Non tanto per le intimidazioni nei confronti degli agenti presenti, in realtà non segnalate, quanto perché proponevano polizze auto a prezzi stracciati. Una cosa insolita, specialmente in Campania, dove in media una polizza auto costa di più che nel resto del Paese.
I broker del clan malavitoso proponevano assicurazioni, ovviamente contraffatte, di Generali o di Lloyd’s, tanto che su questo lato del Vesuvio non c’era un’auto non assicurata, pur in maniera irregolare, con una di queste due compagnie.
Oltre ad aver condotto le indagini che hanno portato all’arresto di 17 persone, gli inquirenti hanno rivolto un appello al Governo: fare in modo che le compagnie abbassino i premi delle RC Auto in Campania, altrimenti organizzazioni come queste avranno vita facile nel fregare gli automobilisti, disposti a credere a chiunque proponga loro forti sconti sulle polizze auto.