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È in vertiginoso aumento il numero di auto su cui è installata la cosiddetta scatole nera, il dispositivo promosso dalle compagnie assicurative per controllare, in caso di sinistro, i dati relativi all’incidente, oltre a veicolare informazioni come gli effettivi chilometri percorsi nel caso in cui si disponga di una polizza il cui premio sia calcolato in base a questo parametro.

Le vetture dotate di questo dispositivo erano, nel 2012, poco più di 1.200.000, ma lo scorso anno hanno ampiamente superato quota 2.000.000. Il dato è stato rilevato da un’apposita ricerca di Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) condotta lo scorso gennaio.

Si tratta di una quantità molto alta che pone l’Italia ai vertici mondiali in fatto di automobili dotate di scatola nera. Per fare un paragone, neanche in tutta la Gran Bretagna ci sono così tante black box, sebbene nelle isole britanniche questo genere di tecnologia sia stata introdotta prima rispetto al nostro Paese. E in proporzione all’intero parco auto circolante, neanche negli Usa si raggiungono le percentuali registrate lo scorso anno nella nostra Penisola.

Pensata per ridurre il numero di frodi ai danni delle compagnie assicurative, la ricerca di Ania mostra chiaramente che circa il 49% delle scatole nere sono state installate su auto circolanti nell’Italia Meridionale. Questo perché è proprio in questa porzione dello Stivale che si concentrano le truffe alle assicurazioni e, di conseguenza, le stesse compagnie hanno promosso con maggiore vigore l’installazione del dispositivo attraverso notevoli incentivi. Le assicurazioni, con questa operazione, si augurano vivamente di depotenziare il fenomeno delle frodi, anche perché simulare un incidente per ottenere un indennizzo è quasi impossibile con la scotola nera.

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