Di truffe alle assicurazioni si è sentito parlare fin troppo; eppure alle volte può succedere il contrario: è accaduto ad un pedone che si è visto negare il risarcimento dalla compagnia assicuratrice della controparte, proprio perché era nel giusto.
Quest’anno, ANIA ha deciso di operare un significativo giro di vite relativamente alle richieste di indennizzo in caso di sinistro, per bloccare le iniziative di quanti se ne approfittano, e privilegiare chi di quel rimborso ha diritto.
Da qualche anno infatti, per fare domanda di risarcimento in caso di microlesioni, non è più sufficiente il referto del medico, è necessario anche presentare un esame diagnostico, come TAC o risonanza magnetica. Sarà per questa ragione, che le richieste di indennizzo sono scese di ben il 30% negli ultimi anni; un’estrema ratio, che ha portato ad una maggior regolamentazione del settore a favore di chi non si è fatto beffe del sistema.
Un altro punto a favore dei cittadini onesti però, è stato messo a segno anche dal Tribunale di Tivoli, che in una recente sentenza ha dato ragione ad un pedone che, investito da un’auto, è dovuto ricorrere ad un giudice per ottenere il dovuto risarcimento. Sì perché la compagnia assicuratrice stava temporeggiando, nonostante fosse chiara la responsabilità del conducente.
A questo punto dunque, il giudice ha condannato la società per lite temeraria, che è l’atto legale dell’agire sapendo di essere in torto. Dunque alla società spetta il pagamento dei danni nonché delle spese processuali, per aver tardato nella tutela del danneggiato con malafede.